lunedì 6 dicembre 2010

La vita continua

Oggi mi pongo una riflessione sul perchè esisto, sul dove vado e come l'etica può pesare su tutto questo!
Già da 45 giorni mio cognato di 43 anni se ne è andato dopo 2 anni e mezzo di sofferenze e cure devastanti, qualche giorno fà Monnicelli si è suicidato...aveva comunque 95 anni e malattia in corso, qualcuno ha cominciato a litigare sul tema dell'Eutanasia....... e sabato 4 dicembre un ragazzo do 17 anni si è schiantato in moto! Era un ex allievo della scuola in cui lavoro! Se è vero quello in cui credo, cioè "che tutta la vita è un setting di apprendimento" anche questi eventi influiscono nelle mie conoscenze, nella mia saggezza, nel mio ... formarmi...maturare....
Quale insegnamento, quale pensiero etico trarre ? Non voglio essere cattivo ma quanto gli incidenti sono causa e quanto sono effetto??!!!! Quanto una malattia per quanto terribile deve da subito allontanare dalla vita una persona???? Scollegarla dai suoi familiari?? Condivido la riflessione di chi afferma che chi si toglie la vita pur tra mille sofferenze è in realtà una persona SOLA!!!!!!!! Quando hai una famiglia con dei figli di 4 e 11 anni, una moglie che ti cura amorevolmente hai il dovere etico di dimostrare tutta la tua forza e combattività per la sopravvivenza, essa dà significato al tuo ruolo di padre e di essere umano razionale !!!
Arrendersi anche di fronte al terribile spettro della morte significa insegnare ad arrendersi, significa a dire non ci provare, non vale la pena!!!
Vale la pena di vivere, e vale vissuta pienamente tra gli affetti, gli abbracci, i baci, i sorrisi, i suoni, i canti, le prime parole, le lacrime gelose di chi ti ama, a volte anche senza rendersene conto.
Allora Vivi, vivi, vivi !!!! Lotta, lotta, lotta!!!

domenica 10 gennaio 2010

RAZZISMO !!!!!!!!!??????

Quest'anno faccio 40 anni e mi sorprendo ancora delle sorprese.
In questi giorni l'ennesima guerriglia urbana che vede italiani ed extracomunitari scontrarsi per i "propri diritti".
Posso comprendere che le attività che impegnano le persone politiche del nostro paese siano molte ad esempio: inaugurazioni, galà privati e pubblici, impegni televisivi, giornalistici, cerimonie pubbliche e private, commemorazioni, pubblicazioni di libri, cene con simpatizzanti, affari loro, affari dei loro amici, commercialista, barbiere, estetista, palestra, massaggiatore, sarto, calzolaio, viaggi all' estero pubblici e privati, ferie, vacanze, la moglie, il marito, i figli, sagre paesane, feste di colmelli......... ma ...... i diritti chi li salvaguarda?
Ritengo che le manifestazioni di protesta che maggiormente si evidenziano, cose di questi giorni, sono dovute al fatto che "CITTADINI I VOSTRI DIRITTI SONO AFFARI VOSTRI, LAVORATORI EXTRACOMUNITARI I VOSTRI DIRITTI SONO AFFARI VOSTRI !!!!!!!!!!!!!!!!
I diritti invece sono affari loro come lo sono i doveri, le regole civili di uno stato sono delegate per voto ai politici che con le funzioni di stato dovrebbero essere L'UNICA cosa che devono perseguire e migliorare. Queste manifestazioni sono l'evidenza che in quei territori, Rositano come Padova e anche Treviso qualche anno fa, sono state permesse delle azioni che hanno leso in modo lento e profondo l'equilibrio preesistente. Contro l'opinione dei massmedia e di alcuni interessi politici qualcuno dovrebbe riportare l' equilibrio. I cittadini lo sanno e lo vivono e se lo Stato non fa il suo dovere, chi arriva? La chiamano CAMORRA ne cercano le responsabilità, ma il problema e che lasciano troppo spazio e un qualsiasi imprenditore senza scrupoli si attiva per il profitto al sud è un camorrista al nord è un truffatore, ma non cambia nulla, solo lo spazio consentito.

martedì 30 giugno 2009

“Liberalismo e comunitarismo: come affrontare la diversità”
Quello che afferma Sen nel breve estratto del forum, mette in luce sicuramente la criticità del comunitarismo. Un modo di essere che è vivo nel vecchio campanilismo, nei partiti, nelle attualissime liste civiche e che sicuramente me ne vede influenzato.
Cresci in una realtà e ne hai l’imprinting, arrivare a tollerare le diversità è un obiettivo già difficile da estendere a tutti, dai più vecchi ai più giovani di una comunità. Da parte mia addirittura avevo espresso l’opinione che la voce della comunità è la voce di Dio, se vai bene alla comunità vivi tranquillo altrimenti la tua vita diventa difficile. Questo si percepisce.
Il comunitarismo è un passo avanti almeno non unirà ma non divide. IL lasciar tranquillo chi è diverso è il primo passo in avanti. Poi personalmente consiglierei chi si sente diverso di fare qualche passo per integrarsi, è c’è chi lo fa. Ovviamente ci deve essere un ricevente in grado di dimostrare o attivare quell’accoglienza che ci si aspetta.
Il liberismo sarebbe l’ideale, la razionalità umana che da sempre ascolta messaggi come figli di un dio o della stessa natura, dovrebbe evolvere nel abbattere barriere e confini.
Questo però non avviene, i motivi secondo me sono molti tra questi un umano attaccamento ai capitali a tutti i livelli, i messaggi comunicativi di tutti i mezzi di informazione non hanno mai aiutato realmente questo processo. Almeno non quanto abbiano propagandato il fatto che l’ Italia non ha materie prime e la sua salvezza è la trasformazione, quindi se “CI” portano via questa siamo morti. Quel “CI” è uguale a straniero e straniero è uguale a cosa che non conosci, quindi tutto ciò che non conosci è pericoloso.
E’ opinione di chi scrive che ci vorrà molto tempo per una società liberalistica, molto radicate sono le tradizioni, le religioni (quella cristiana è tra le più moderate ora, probabilmente torneremo nelle catacombe), i sistemi sociali, rapporti uomo-donna, etc.
Del resto ho già espresso negli esercizi 1 e 2 la mia poca comprensione sull’ esempio che la Nussbaum porta a riguardo della manager americana che vive in Cina.Non credo che adottare tradizioni di un altro popolo a scapito delle mie sia liberalismo. Le due realtà dovrebbero avere una reciprocità. In una società realmente multiculturale io dovrei essere libero di scegliere le tradizioni che più mi garbano e non accettare passivamente al fine di non creare disturbo ad un equilibrio comunitario.
Nei giorni scorsi ho riportato una notizia riguardante un comune italiano, dove il sindaco aveva emesso un regolamento che imponeva a tutte le tombe l’assenza di simboli religiosi.La giustificazione al provvedimento era quella di permettere a tutte le religioni l’utilizzo degli spazi cimiteriali. Questo è liberalismo o comunitarismo? Per me è follia pura e non voleva più essere rieletto.
E’ un esempio su come ci sia molta debolezza e “ignoranza” da parte di chi ,a tutti i livelli, deve gestire la parte civile-pubblica della trasformazione. Alla scuola il miracolo?
“Eticamente parlando” non è facile. Primo passo a volte è spiegare alle persone con diversità che tu li vedi come normali e al pari degli altri. Secondo passo è gestire il gruppo con degli elementi di elevata negatività e terzo passo è riuscire a convincere i partner esterni a non seguire i luoghi comuni: “lo straniero serve ma se italiano è meglio”, “possibilmente non meridionale”, “non residente in comuni veneziani” etc.
“Diritti non solo formali: le questioni di genere”

L’ argomento attuale più che mai, mi vede riflettere su alcuni eventi anche recentissimi: trasmissioni televisive sull’immigrazione clandestina e la visita diplomatica del colonnello Gheddafi.
In questi giorni l’informazione focalizza la difficoltà di multiculturalismo e anche i giornalisti parlano di tolleranza come alternativa ad una vera integrazione (“Terra” su canale 5 del 11/06/2009). Mi ha colpito che i nostri studi attuali toccassero gli stessi argomenti.
Oggi 12/06/2009 il colonnello Gheddafi incontrava un centinaio di donne appartenenti a diverse categorie per un confronto sul suo concetto di democrazia e pari opportunità.
Nel nostro paese anche se dal 1946 (e non sono tanti anni fa) le donne hanno avuto la possibilità di votare, non mi sembra che si sia raggiunta una vera uguaglianza dei sessi. I movimenti femministi della fine anni 60 e 70 non hanno, secondo me, ottenuto i risultati che loro stesse si proponevano. Certo c’è visibilità, ci sono spazi, iniziative a favore delle donne, però rimane sempre quell’ immagine di donna oggetto. La libertà sessuale, l’abbattimento di tabù culturali nel nostro paese si sta ancora attuando ed ecco le culture islamiche che deviano il percorso per necessità maggiori.
Gli immigrati nel nostro paese cercano di mantenere gli aspetti culturali anche sulle loro donne. Noi che lavoriamo nella scuola siamo a contatto con queste problematiche, le crisi delle adolescenti che si confrontano con le loro coetanee occidentali, le madri che accompagnate dai figli a ritirare i risultati fanno quello che gli dice il figlio maschio. Abbiamo addirittura gestito dei casi con un mediatore culturale che era il primo a dire che non dovevamo mettere voce sulle questioni familiari e culturali, addirittura proponeva degli incontri separati tra italiani e mussulmani, perché c’erano degli aspetti che potevano turbare.
Quello che ci troviamo è un paese come il nostro che vede le donne come una mandria di veline e top girl da giovani e delle depresse isteriche da vecchie. Io non la penso così ho avuto la fortuna di avere una madre di polso che ammiro e stimo, ho conosciuto ragazze, donne e professioniste piene di carattere e capacità.
Ma sono il primo a contestare un insuccesso dei movimenti paritari, non vedo un successo il fatto che in ogni spot per uomini ci sia una donna seminuda e in altri ambienti anche peggio, certo è una legge di mercato, ma le donne non potrebbero imporsi un etica? Serebbe forse bigottismo? O peggio privazione di diritto? Se vediamo quello di farsi vedere e sedurre come un diritto……..la vedo male. Siamo animali con una grande capacità razionale, ma diversi e sottoposti a tante situazioni disinibitorie, alcol, droga, branco…. nel passato come nel presente e anche nel futuro questi aspetti sono ineludibili.
Il matrimonio, l’abito bianco è diventata solo ipocrisia e moda, per i mussulmani non lo è, i fatti di cronaca lo dimostrano. Alcuni sacerdoti hanno sconsigliato le coppie miste, i mussulmani non le accettano proprio o peggio finiscono male.
In una discussione con dei ragazzi di un mio corso si poneva il problema dei rapporti con i loro compagni “extra”, atteggiamenti degli uni davano fastidio agli altri. Essi contestavano il fatto che gli extra bestemmiavano in italiano e se loro provavano a dirle con Allah, c’erano reazioni violente.
Io ho sorriso e ho ribadito ciò che già dissi, se noi siamo i primi ad essere deboli sui nostri valori religiosi e culturali ( i giovani veneti/trevigiani bestemmiano a dismisura) non possiamo più lamentarci a causa dell’ esempio che abbiamo dato.
I mussulmani non hanno questa blasfema tradizione, e per questo sono da ammirare, mi chiedo però solo una cosa: 40 anni fa i piccoli centri abitati tenevano molto al rispetto del sacro, poi tutto è stato messo in discussione. Negli ultimi 30 anni l’immagine dei sacerdoti è di manager , devianza etc , c’è vergogna quasi ad essere dei fedeli praticanti. Dentro le mura di casa propria poi ognuno fa quello che crede ma all’esterno i credenti si vedono poco. Mi chiedo se tra qualche anno anche per i mussulmani sarà così oppure saremo tutti mussulmani ?
C’è una forte ostilità per la religione cattolica ad oriente, questo dovuto anche al fatto che chi ha portato le guerre si poneva come portatore di valori cristiani, dalle crociate all’ Iran di oggi. Chi viene dall’Africa poi, mi dice che noi europei stiamo sfruttando il loro territorio ( e ci credo), portiamo lavoro però solo per gli europei, dal turismo al petrolio.
Ma alla fine in gioco cosa c’è? Un principio etico culturale? Oppure tutto gira intorno al nostro benessere economico?
Non al mio personale ma a quello della società a cui appartengo, che non è attenta ai bisogni di uno o dell’ altro essere umano ma principalmente a quel diagramma (la borsa) che deve sempre essere ascendente, magari di poco ma in aumento.
Il cambiamento dal punto di vista culturale secondo me è molto sottovalutato da chi gestisce le singole nazioni, ho molta paura se faccio delle ipotesi da qui a 20 anni.
Credo proprio che molti la pensino ancora come enunciato da Mill a pagina 347, non solo verso le donne ma anche verso chi è più debole. Ma non si fanno i conti con la velocità della conoscenza di quest’ epoca.
La conoscenza, l’ istruzione sono l’ unico strumento in mano ai popoli per uscire dai loro problemi, solo una liberale buona e sana , direi neutrale istruzione potrà portare ad una vera integrazione. Ma lo vogliamo tutti?
Se così non fosse il rischio e drammatico.

domenica 31 maggio 2009

Etica nelle Istituzioni

E' notizia di oggi 31 maggio, che un comune ravennate ha emanato un regolamento cimiteriale che vieta l'esposizione di qualsiasi simbolo religioso. La giustificazione è stata nel voler rispettare le diverse religioni.
Dal punto di vista Etico è rispetto togliere per regola comunale il simbolo della religione?
Non è forse meglio permettere a tutte le religioni di esporre il proprio simbolo?
A volte(spero non sia questo il caso) sono le religioni stesse che rifiutano l' integrazione dei simboli....pensa poi se ci sarà tra gli individui.
In questo contesto si pone azzeccato il dibattito che vede da una parte il liberismo e dall'altra il comunitarismo. Due punti di vista nel modo di "coltivare l'umanità", chi è impegnato in ambienti educativi con il tempo che scorre inesorabile, "DEVE" trovare il modo di riflettere con quale impronta e argomentazioni si debba entrare in aula e coinvolgere i futuri cittadini del mondo su queste problematiche. L'evento citato dimostra due realtà, da una parte il voler dare spazio e accogliere culture diverse, ma anche mantenere una idea "comunitarista" tale che porterà ad una convivenza disturbata e non ad una integrazione "simbiotica" delle diverse culture.
La scelta liberale invece deve portare le più diverse culture a dividere gli stessi spazi, in modo che le caratteristiche dell'una e dell' altra possano interagire e gli individui possano "liberamente" scegliere, come da sempre nell'evoluzione umana, gli aspetti che più gli "garbano".

venerdì 15 maggio 2009

L' Etica come elemento fondante della prossima realtà civile, dalle relazioni quotidiane dal giornalaio al barista,dal tabacchino al vigile urbano, dal posto di lavoro al locale della pausa pranzo, dalle relazioni con i colleghi a quelle con gli amici.Dall'educazione dei figli propri alla formazione dei figli degli altri.Il futuro digitale, il computer, il web come forma più diffusa di comunicazione e il web 2.0 come piattaforma formativa e autoformativa per avere il successo come io mi auguro deve incontrare in chi lo utilizza una competenza fondamentale-Gardner la definisce INTELLIGENZA ETICA E CONSISTE NEL RICONOSCERE LE IMPLICAZIONI ETICHE E LEGALI NELL'USO DELLE INFORMAZIONI ON-LINE ED ASSUMERE COMPORTAMENTI ADEGUATI. La competenza sopra descritta non è visibile in moltissimi blog di giovani in fascia dai 15 ai 35 anni, quella generazione "digital generetion" che più di altre utilizza il web 2 come forma di comunicazione/interazione abituale.

lunedì 11 maggio 2009

Aggiungo qui di seguito un periodo estratto da una lettera trovata sul sito "www.agoravox.it/Cronaca-di-un-assemblea-aziendale.html" .
Interessante leggere tutto il testo e notare le affinità con la nostra realtà lavorativa di oggi o precedenti...o sperando nelle eventuali future.

Etica sociale e sul lavoro......

"Solo pochi fra di voi hanno conosciuto le difficoltà nel rapportarsi agli altri, nell’affrontare i conflitti, nel riconoscersi nell’azienda per cui lavoravano e nei suoi obiettivi. Sono pochi, ormai, coloro che possono raccontare di anni in cui coloro che guidavano le aziende, anziché essere condottieri, usavano il secco comando senza rendersi conto che privavano coloro che lavoravano al loro fianco di ciò di cui allora, come oggi, avevano bisogno: il riconoscimento del loro lavoro.
Sono comunque loro che dobbiamo ringraziare per aver saputo trovare la strada per uscire dal pantano in cui eravamo immersi anche a causa di quell’arcaico stile di governo. Diciamo grazie a quei pionieri perchè hanno saputo mettere in discussione il loro ruolo di imprenditori autocratici per cercare una soluzione alla lotta che per secoli ha contrapposto i padroni ai lavoratori senza mai che né gli uni, né gli altri fossero riusciti a gioire intimamente per il loro lavoro. Per i lunghi anni che ho trascorso in questa azienda quale Custode dei nostri valori e delle nostre leggi, riconosco che siete una comunità che mai avrei immaginato di trovare quando, giovane, entrai per la prima volta in questo luogo in cui il lavoro era espressione della maledizione biblica anziché ragione primaria del nostro esistere. Da quel tempo abbiamo fatta molta strada ed ora posso dire, senza esitazione che siete uomini e donne che hanno saputo conquistare il senso della responsabilità e la comprensione del significato della parola condivisione e per questo i vostri figli riceveranno da voi un’eredità migliore di quella che i nostri padri hanno lasciato a noi".