Aggiungo qui di seguito un periodo estratto da una lettera trovata sul sito "www.agoravox.it/Cronaca-di-un-assemblea-aziendale.html" .
Interessante leggere tutto il testo e notare le affinità con la nostra realtà lavorativa di oggi o precedenti...o sperando nelle eventuali future.
Etica sociale e sul lavoro......
"Solo pochi fra di voi hanno conosciuto le difficoltà nel rapportarsi agli altri, nell’affrontare i conflitti, nel riconoscersi nell’azienda per cui lavoravano e nei suoi obiettivi. Sono pochi, ormai, coloro che possono raccontare di anni in cui coloro che guidavano le aziende, anziché essere condottieri, usavano il secco comando senza rendersi conto che privavano coloro che lavoravano al loro fianco di ciò di cui allora, come oggi, avevano bisogno: il riconoscimento del loro lavoro.
Sono comunque loro che dobbiamo ringraziare per aver saputo trovare la strada per uscire dal pantano in cui eravamo immersi anche a causa di quell’arcaico stile di governo. Diciamo grazie a quei pionieri perchè hanno saputo mettere in discussione il loro ruolo di imprenditori autocratici per cercare una soluzione alla lotta che per secoli ha contrapposto i padroni ai lavoratori senza mai che né gli uni, né gli altri fossero riusciti a gioire intimamente per il loro lavoro. Per i lunghi anni che ho trascorso in questa azienda quale Custode dei nostri valori e delle nostre leggi, riconosco che siete una comunità che mai avrei immaginato di trovare quando, giovane, entrai per la prima volta in questo luogo in cui il lavoro era espressione della maledizione biblica anziché ragione primaria del nostro esistere. Da quel tempo abbiamo fatta molta strada ed ora posso dire, senza esitazione che siete uomini e donne che hanno saputo conquistare il senso della responsabilità e la comprensione del significato della parola condivisione e per questo i vostri figli riceveranno da voi un’eredità migliore di quella che i nostri padri hanno lasciato a noi".
L' Etica come elemento fondante della prossima realtà civile, dalle relazioni quotidiane dal giornalaio al barista,dal tabacchino al vigile urbano, dal posto di lavoro al locale della pausa pranzo, dalle relazioni con i colleghi a quelle con gli amici.Dall'educazione dei figli propri alla formazione dei figli degli altri.
RispondiEliminaIl futuro digitale, il computer, il web come forma più diffusa di comunicazione e il web 2.0 come piattaforma formativa e autoformativa per avere il successo come io mi auguro deve incontrare in chi lo utilizza una competenza fondamentale-Gardner la definisce INTELLIGENZA ETICA E CONSISTE NEL RICONOSCERE LE IMPLICAZIONI ETICHE E LEGALI NELL'USO DELLE INFORMAZIONI ON-LINE ED ASSUMERE COMPORTAMENTI ADEGUATI.
La competenza sopra descritta non è visibile in moltissimi blog di giovani in fascia dai 15 ai 35 anni, quella generazione "digital generetion" che più di altre utilizza il web 2 come forma di comunicazione/interazione abituale.
Quello che afferma Sen nel breve estratto del forum, mette in luce sicuramente la criticità del comunitarismo. Un modo di essere che è vivo nel vecchio campanilismo, nei partiti, nelle attualissime liste civiche e che sicuramente me ne vede influenzato.
RispondiEliminaCresci in una realtà e ne hai l’imprinting, arrivare a tollerare le diversità è un obiettivo già difficile da estendere a tutti, dai più vecchi ai più giovani di una comunità. Da parte mia addirittura avevo espresso l’opinione che la voce della comunità è la voce di Dio, se vai bene alla comunità vivi tranquillo altrimenti la tua vita diventa difficile. Questo si percepisce.
Il comunitarismo è un passo avanti almeno non unirà ma non divide. IL lasciar tranquillo chi è diverso è il primo passo in avanti. Poi personalmente consiglierei chi si sente diverso di fare qualche passo per integrarsi, è c’è chi lo fa. Ovviamente ci deve essere un ricevente in grado di dimostrare o attivare quell’accoglienza che ci si aspetta.
Il liberismo sarebbe l’ideale, la razionalità umana che da sempre ascolta messaggi come figli di un dio o della stessa natura, dovrebbe evolvere nel abbattere barriere e confini.
Questo però non avviene, i motivi secondo me sono molti tra questi un umano attaccamento ai capitali a tutti i livelli, i messaggi comunicativi di tutti i mezzi di informazione non hanno mai aiutato realmente questo processo. Almeno non quanto abbiano propagandato il fatto che l’ Italia non ha materie prime e la sua salvezza è la trasformazione, quindi se “CI” portano via questa siamo morti. Quel “CI” è uguale a straniero e straniero è uguale a cosa che non conosci, quindi tutto ciò che non conosci è pericoloso.
E’ opinione di chi scrive che ci vorrà molto tempo per una società liberalistica, molto radicate sono le tradizioni, le religioni (quella cristiana è tra le più moderate ora, probabilmente torneremo nelle catacombe), i sistemi sociali, rapporti uomo-donna, etc.
Del resto ho già espresso negli esercizi 1 e 2 la mia poca comprensione sull’ esempio che la Nussbaum porta a riguardo della manager americana che vive in Cina.Non credo che adottare tradizioni di un altro popolo a scapito delle mie sia liberalismo. Le due realtà dovrebbero avere una reciprocità. In una società realmente multiculturale io dovrei essere libero di scegliere le tradizioni che più mi garbano e non accettare passivamente al fine di non creare disturbo ad un equilibrio comunitario.
Nei giorni scorsi ho riportato una notizia riguardante un comune italiano, dove il sindaco aveva emesso un regolamento che imponeva a tutte le tombe l’assenza di simboli religiosi.La giustificazione al provvedimento era quella di permettere a tutte le religioni l’utilizzo degli spazi cimiteriali. Questo è liberalismo o comunitarismo? Per me è follia pura e non voleva più essere rieletto.
E’ un esempio su come ci sia molta debolezza e “ignoranza” da parte di chi ,a tutti i livelli, deve gestire la parte civile-pubblica della trasformazione. Alla scuola il miracolo?
“Eticamente parlando” non è facile. Primo passo a volte è spiegare alle persone con diversità che tu li vedi come normali e al pari degli altri. Secondo passo è gestire il gruppo con degli elementi di elevata negatività e terzo passo è riuscire a convincere i partner esterni a non seguire i luoghi comuni: “lo straniero serve ma se italiano è meglio”, “possibilmente non meridionale”, “non residente in comuni veneziani” etc.